È un disegno di legge, però, assai poco convincente.
Sintetizzando al massimo il ddl Daga presenta cinque elementi potenzialmente negativi: la ripubblicizzazione della gestione del servizio idrico, con l’esclusione dei privati entro il 2020; l’affidamento della gestione solo aziende speciali e non più a società, anche se in house; il trasferimento delle competenze sulle tariffe dall’Arera al ministero dell’Ambiente, e la definizione di ambiti di servizio commisurati a bacini idrici al massimo provinciali, la possibilità dei comuni sotto i 5 mila abitanti, di non aderire ai servizi di bacino.
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