Rapporto ISPRA Rifiuti Urbani (edizione 2019)
Tutti i dati aggiornati sulla produzione, raccolta differenziata, gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti di imballaggio, compreso l’import/export, a livello nazionale, regionale e provinciale
Cresce il costo della raccolta differenziata: +3,46 euro l’anno per abitante e al Centro si paga di più: 208,05 euro per abitante l’anno. A rilevarlo con estrema precisione è il Rapporto Rifiuti Urbani 2019 presentato questa settimana da ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).
Il Rapporto, giunto alla XXI edizione, contribuisce a fornire i dati, aggiornati all’anno 2018, sulla produzione, raccolta differenziata, gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti di imballaggio, compreso l’import/export, a livello nazionale, regionale e provinciale. Riporta, inoltre, le informazioni sul monitoraggio dell’ISPRA sui costi dei servizi di igiene urbana e sull’applicazione del sistema tariffario e presenta una ricognizione dello stato di attuazione della pianificazione territoriale aggiornata all’anno 2019.
I dati salienti contenuti nel Rapporto ISPRA 2019
Tra i dati messi in evidenza dall’ISPRA affiora il fatto che gli impianti non sono al passo con le esigenze della differenziata, pochi e mal distribuiti. Il rifiuto organico è il più raccolto, ma alcune regioni sono senza impianti per trattarlo e vengono esportate all’estero 500 mila tonnellate di rifiuti.
Sono 7 le Regioni italiane che superano l’obiettivo del 65% di differenziata fissato, al 2012, dalla normativa: Veneto (73,8%), Trentino Alto Adige (72,5%), Lombardia (70,7%), Marche (68,6%), Emilia Romagna (67,3%), Sardegna (67%) e Friuli Venezia Giulia (66,6%). Tra queste Regioni, quelle che fanno registrare i maggiori incrementi delle percentuali di raccolta sono, nell’ordine le Marche, la Sardegna e l’Emilia Romagna.
I valori più alti di produzione pro capite si osservano per il Centro, con 548 chilogrammi per abitante, con un aumento di oltre 10 kg per abitante rispetto al 2017. Il valore medio del Nord Italia si attesta a circa ai 517 chilogrammi per abitante, in crescita di 14 kg per abitante rispetto al 2017, mentre il dato del Sud si attesta a 449 chilogrammi per abitante, con un aumento di 7 kg. La produzione pro capite di questa macroarea risulta inferiore di quasi 51 chilogrammi per abitante rispetto al dato nazionale e di quasi 100 chilogrammi in raffronto al valore medio del Centro.
La produzione di rifiuti urbani nelle nostre Regioni
Ad eccezione di Marche, Molise e Sicilia, tutte le Regioni italiane fanno rilevare, tra il 2017 e il 2018, una crescita della produzione dei rifiuti urbani. I maggiori incrementi si osservano per il Piemonte (+5,1%), il Trentino Alto Adige (+4,5%) e la Sardegna (+3,7%).
La produzione pro capite più elevata, con 660 chilogrammi per abitante per anno, si rileva per l’Emilia Romagna, il cui dato risulta in crescita del 2,8% rispetto al 2017. Segue la Toscana, il cui pro capite si attesta a 612 chilogrammi per abitante, che fa rilevare una crescita dell’1,8%. “In tali contesti – spiega l’ISTAT – il valore è influenzato dalla tendenza all’assimilazione, che porta a computare nei rifiuti urbani anche quelli da attività artigianali, commerciali e di servizio”.
Un salto significativo si rileva al Sud con un aumento della percentuale di raccolta di 4,2 punti nel 2018, in particolare in Sicilia (+7,8 punti) e in Molise (+7,7 punti), seguite dalla Calabria (+ 5,6) e dalla Puglia (+5).
I flussi di rifiuti organici avviati fuori Regione, i maggiori quantitativi derivano dalla Campania (circa 487mila tonnellate) e dal Lazio (oltre 270mila tonnellate), entrambe caratterizzate da una dotazione impiantistica non adeguata a quanto prodotto. Nel caso della Campania è il Veneto a ricevere la quota più considerevole dell’organico (49,7% del totale). Per quanto riguarda il Lazio, è invece il Friuli Venezia Giulia la regione cui sono conferiti i quantitativi maggiori (pari al 48,7%), a seguire il Veneto (23,4%).
L’esportazione dei rifiuti interessa l’1,5% dei rifiuti urbani prodotti e aumentata del 31% rispetto al 2017, mentre calano dell’8% le importazioni. Abbiamo infatti portato fuori dai confini nazionali soprattutto combustibile solido secondario (45%) e rifiuti prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti (18%). Austria e Portogallo i Paesi cui vengono destinate le maggiori quantità di rifiuti urbani. A inviarle sono soprattutto due regioni: il Friuli Venezia Giulia e la Campania, rispettivamente 27% e 22% del totale esportato.
Il nostro Paese ha, invece, importato plastica (29%), vetro (25%) e abbigliamento (22%). Soprattutto dalla Svizzera, con il 33% del totale importato: si tratta soprattutto di rifiuti di imballaggio in vetro, destinati ad impianti di recupero e lavorazione situati perlopiù in Lombardia.
I punti di vista dai territori
“Dal Rapporto ISPRA – rileva Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio – emerge che la raccolta differenziata nel Lazio (esclusa Roma capitale ferma al 42,9%) sale dal 35,9% del 2015 al 53,2% del 2018. Un risultato importante. Grazie ai Sindaci e ai cittadini per il loro impegno che ha reso possibile questo risultato”.
“I dati forniti da ISPRA premiano il lavoro del governo Musumeci sul fronte dei rifiuti. Tanto c’è ancora da fare, ma il balzo in avanti della Sicilia indica che siamo sulla strada giusta”, afferma l’assessore regionale per la Sicilia all’Energia e servizi di pubblica utilità, Alberto Pierobon, commentando il Rapporto. “Un miglioramento importante – prosegue Pierobon – che si riferisce comunque al 2018. Secondo i dati forniti dal Dipartimento, l’incremento è ancora più marcato nel 2019 che dovrebbe chiudersi prossimo al 40 per cento. Più che guardare ai numeri e alle classifiche, che scontano anni di ritardi, stiamo concentrando gli sforzi sulla pianificazione e sulla programmazione – conclude l’assessore – in questo modo stiamo ponendo le basi per consentire all’Isola di raggiungere finalmente l’obiettivo di una gestione ordinaria e virtuosa nel settore dei rifiuti”.
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