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L'in house providing alla luce del nuovo codice dei contratti
di Rossella Romano
Questa modalità di affidamento viene oggi regolamentata dal D.Lgs. 50/2016.
Il nuovo codice, in recepimento delle disposizioni dettate dalle Direttive UE nn. 23, 24 e 25 del 2014 in materia di concessioni e appalti dei settori ordinari e speciali, ne dà una definizione e ne detta una disciplina molto chiara e ben circoscritta.
L’art. 5 del decreto, infatti, elenca una serie di condizioni al fine di identificare “l’in house providing”, nei settori ordinari o speciali. In primis torna centrale il requisito del “controllo analogo” da parte dell’amministrazione aggiudicatrice (o ente aggiudicatore) sulla persona giuridica di cui trattasi.
La sussistenza del requisito è accertata, ai sensi del successivo art. 192, dall’Autorità attraverso una valutazione complessiva di tutte le circostanze del caso, mediante l’esame degli atti costituitivi, degli statuti e dei patti parasociali degli organismi coinvolti.
L’onere della prova è comunque posto a carico dell’amministrazione aggiudicatrice o dell’ente aggiudicatore.
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